L’episodio della morte di Boccioni, resta un filo rosso che lo congiunge alla città che ne custodisce le spoglie fin dal lontano 1916. A quell’epoca Boccioni si trovava temporaneamente nella caserma di Chievo e aspettava la visita della sorella Amelia che viveva a Verona sposata ad un insegnante. Poiché Amelia ritardava, decise di andarle incontro, prese la cavalla e si avviò verso la città. Purtroppo l’improvviso apparire di un autocarro sulla strada sterrata, spaventò la cavalla, che si imbizzarrì, disarcionando il suo cavaliere e trascinandolo poi per parecchi metri. Il suo corpo esanime fu ritrovato da una contadina, trasportato all’ospedale militare di Verona. Purtroppo il destino aveva deciso di recidere quella giovane vita e privarci della sua arte. Infatti morì il giorno dopo per le ferite riportate nell’incidente.
Da allora Umberto Boccioni abita qui, nel Cimitero Monumentale di Verona,
Verona potrebbe essere orgogliosa di questo ospite eccellente; e una mostra dedicata a questo movimento “ di fertile intellettualità” come disse Giorgio Cortenova potrebbe solo dare prestigio alla nostra città che da lungo tempo, in questo campo, non dà alcun segno di vita.
La ricchezza di contenuti e proposte artistiche di questo movimento fa si che sia inserito tra le vere avanguardie: il futurismo ha interpretato un rinnovamento totale del modo di essere e di vivere; non solo si dipinge in modo futurista, ma si vive anche, infatti si è artisti a 360 gradi
Padova ha allestito una straordinaria mostra dedicata a
“ FUTURISMO 1910 – 1915 Nascita dell’Avanguardia – Palazzo Zabarella- fino al 26 Febbraio 2023
Una rassegna di grande rilievo scientifico, e culturale, che si ricollega alla mostra del 1986 a Palazzo Grassi a Venezia. La mostra Padovana trae spunto proprio dal fatto che il piccolo Umberto visse gli anni della sua infanzia e prima adolescenza a Padova con la famiglia, essendo il padre impiegato di prefettura e quindi obbligato a spostarsi di frequente in varie città d’Italia.
Verona però ne custodisce le spoglie da piu’ di cent’anni, e potrebbe arricchire la città con l’arte di questo mostro sacro della pittura e della scultura. Egli rinnovò quest’ultima fissando l’espansione dinamica di un oggetto inanimato proteso in una marcia ideale verso il futuro. lo chiamo’ FORME UNICHE DELLA CONTINUITA’ NELLO SPAZIO
E’ l’idea dell’opera d’arte svincolata dal suo supporto bidimensionale e proiettata nella realtà.
Una sfida dunque sarebbe quella di riportare alla luce ed illustrare la filosofia di questo movimento artistico che fiorì in un momento di grande entusiasmo per i progressi della tecnologia e che diede impulso ad una nuova creatività nell’arte.
testo di Romana Caloi Tumiet