Nel suo manifesto Maincave esortava gli chef alla sperimentazione gastronomica, rivendicando la necessità di «una cucina adeguata alla vita moderna e alle ultime concezioni della scienza».
Le sue teorie erano messe in pratica nel suo ristorante futurista sulla Rive Gauche dove proponeva le sue specialità, ovvero delle «rane riempite di una pasta di granchiolini rosa»; delle «uova affogate nel sangue di bue da servirsi su un purée di patate allo sciroppo di lampone»; dei «filetti di sogliola alla crema Chantilly, spolverati di lische pestate» e il «filetto di bue alla “Fantasio”», realizzato in omaggio alla rivista parigina che lo aveva pubblicato.
Marinetti non poteva quindi sentirsi superato prima da un cuoco estero, sia pure parigino, e poi anche da una quasi sconosciuta poetessa futurista e in un certo senso cerca di “mettere il cappello” sulla materia e ripropone, preceduta dalla sua presentazione, la traduzione del manifesto del cuoco francese. Questa riproposizione viene pubblicata sulla rivista “Fiera Letteraria” del maggio 1927.
Nella presentazione Marinetti quasi si scusa di questo ritardo ricordando che “Alla vigilia della guerra …. il mio incontro e la mia conversazione con questo geniale artista del palato dovevano essere seguiti dal lanciamento del suo manifesto della cucina futurista perfezionato e completato. Questo lanciamento non avvenne perché Maincave arruolatosi e divenuto cuoco del 90.Reggimento fanteria in linea nelle Argonne non potè più occuparsi di propaganda”
Invitato, nel 1930, ad una cena presso il ristorante “Penna d’Oca” di Milano, Marinetti preannunciò la prossima uscita di un manifesto “ufficiale” del movimento sulla materia.
Promessa o minaccia che fosse il 28 dicembre del 1931 sulla “Gazzetta del Popolo” di Torino viene pubblicato “Il manifesto della cucina futurista” a firma di Marinetti a cui farà seguito nel 1932 il volume “La cucina futurista” scritto in collaborazione con Fillia, al secolo Luigi Colombo, poeta e pittore futurista.
Nel manifesto, Marinetti; propone l’eliminazione delle posate per tutte le pietanze, che diventano “complessi plastici”, che “possono dare un piacere tattile prelabiale”.
Propone inoltre di inventare nuovi sapori tramite “pillole, composti albuminoidi, grassi sintetici e vitamine” in modo che “Un boccone potrà riassumere un'intera zona di vita, lo svolgersi di una passione amorosa o un intero viaggio nell'Estremo Oriente”.
Ma il contenuto del manifesto su cui Marinetti mette maggior forza è la sua battaglia contro la pastasciutta, “assurda religione gastronomica italiana”, “alimento amidaceo, colpevole di ingenerare negli assuefatti consumatori: «fiacchezza, pessimismo, inattività nostalgica e neutralismo… una palla e un rudere che gli italiani portano nello stomaco come ergastolani o archeologi”
Con il manifesto vengono anche proposti nuovi termini, italiani, in sostituzione dei termini stranieri come “cocktail” che dovrebbe diventare “polibibita”, o il “bar” che diventa “quisibeve”, il “sandwich” “traidue”,……