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Il generale Pianell e l’alluvione di Verona del settembre 1882

Chi entra a Verona dal viale Piave, dopo il sottopasso ferroviario, trova sulla sua destra un giardino, assai poco frequentato, al cui centro si erge un obelisco. E’ il monumento al generale Pianell eretto dai veronesi in memoria e ringraziamento per l’opera svolta dal Generale e dai soldati del III° Corpo d’Armata durante i tragici giorni dell’inondazione della città nel settembre del 1882.
Giuseppe Salvatore Pianell nacque a Palermo nel 1818, e dopo aver servito come militare e ministro della guerra nel Regno delle due Sicilie, alla proclamazione del Regno d’Italia nel 1860, entrò nell'Esercito italiano. Si distinse nella battaglia di Custoza (1866) mantenendo salda l’ala sinistra dello schieramento italiano tra il Mincio e Monzambano.
Nel 1869 fu promosso comandante del Corpo d’Armata con sede a Verona in Palazzo Carli.
Quando nel settembre del 1882 la città di Verona, fu colpita da una tremenda alluvione il generale mise a disposizione soldati e mezzi per contenere l’impeto delle acque e soccorrere la popolazione.
L’azione dell’esercito guidato dal Pianell fu particolarmente efficace ed energica infatti come ricorda il DeFelissent suo biografo[i]: “Chi avrebbe osato impiegare di sua iniziativa tutti i materiali di difesa accumulati in una importantissima piazza di frontiera, prima ancora che ne venisse da Roma l’autorizzazione?“.
Materiali che servirono alla costruzione di passaggi, ripari o “dighe” provvisorie come quella importantissima realizzata sull’Adigetto.“… basti pensare che se l' Adige sfondava, come accennava in Castelvecchìo e si immetteva nel corso dell' Adigetto, oggi Verona non esisterebbe più; il disastro sarebbe stato immenso…”.
Enormi furono comunque i danni dell’inondazione: il crollo dei ponti e delle file di case delle Seghe di San Tommaso e della Binastrova, la distruzione dei mulini e la successiva costruzione dei muraglioni sull’Adige modificarono comunque l’aspetto della città. Città che porta in molte lapidi o segni, il ricordo di quell’eccezionale evento.
Una interessante memoria di quei giorni si trova nel Diario della Contessa Eleonora Pianell Lodolf, moglie del generale [ii]: “Verona 17 settembre 1882. — Piove dirottamente da tre giorni. L' Adige, questo fiume imponente, da vari giorni è cresciuto, ed oggi lo è ha dismisura. Da ieri vengono diretti a questo Corpo d'Armata numerosi telegrammi da tutti il Veneto con richiesta di soccorsi. Sono allagati estesi terreni, e lo sono egualmente vari luoghi abitati. Da ieri è già nato il timore di essere qui inondati, e la minaccia di aver, l'acqua, nella parte inferiore della nostra casa[iii], è diventata realtà. Alle dieci di stamane l’acqua incominciava ad infiltrarsi dalle cantine nella cucina; e tutti, servitori e soldati, con i piedi nell' acqua si affrettavano a salvare la roba, il rame, ecc., mentre il cuoco che gli cucinava, fuggiva per trovar rifugio in una cucinetta abbandonata nel piano superiore: a mezzogiorno 1' acqua irrompeva dalle finestre del pianterreno nella cucina e copriva la scaletta che vi conduce dal giardino; era diventata un fiume! Il Generale diede subito l'ordine di sgombrare il pianterreno, le sue camere e quelle dell'uffizio ancora asciutte. La pioggia torrenziale ed incessante, e l'insolita oscurità aggiungeva mestizia a questa scena di sgombro inaspettato.

Un'ora dopo era da noi il generale Bonelli comandante la Divisione, con suo figlio, usciti ambedue di casa in pericolo della loro vita. Nella via di S. Fermo, dove essi abitano, si è formata rapidamente una impetuosa corrente, per la quale riesce pericoloso il salvataggio degli abitanti. Tutta la Divisione è venuta qui. le camere del primo piano sono cedute agli ufficiali che vi lavorano, il cortile è un accampamento. Il Generale dà ordini, e provvede alla loro esecuzione.

Egli ha girato per tutta la città, e come gli altri, è tornato tutto bagnato ed infangato. Quasi tutta la notte è rimasto in piedi, e cosi anche il buon generale Bonelli.”.
“ 18 settembre 1882. Cielo oscura e pioggia continua con scrosci a rovesci imponenti: malgrado il tempo e la terribile e pericolosa corrente del fiume, rari giovani della città, molti dei quali appartenenti alle più cospicue famiglie, unirono la loro opera a quella dell'esercito per salvar gente, e recar soccorsi ritti nei barconi con i quali si era organizzato il mezzo di girare nelle vie maggiormente allagate. Da una casa vicina al fiume ho visto i bersaglieri arrampicarsi alle finestre come scoiattoli e con l’acqua fin sopra le ginocchia portar via sulle loro spalle donne e bambini che gridavano dai balconi per essere aiutati. Per forza furono sgombrate molte case: in alcune vie appena compariva l’acqua, la gente presa dallo spavento, fuggiva, gridando e piangendo atterrita. E questa la storia di questa terribile inondazione, cagione di tanta rovina per questa bellissima città. In parecchie chiese l'acqua ha fatto dei danni positivi. Due ponti di pietra sono stati distrutti, altri due, anche di pietra, e più antichi, l'uno Romano e l’altro degli Scaligeri, hanno resistito all'impeto dell'acqua: gli animi sono costernati e non si parla che di nuove rovine e di episodi spaventosi. Per l’andamento degli affari è vera provvidenza che il Municipio e questo Gran comando vicino 1' uno all' altro siano rimasti, se non del tutto illesi, almeno accessibili. Non cosi la Prefettura. Quanto alle porte della città, dalla solo Porta Nuova si ha comunicazione con la campagna.”

“ 20 settembre 1882. Essendo le conduttore del gas guaste dall'acqua, questo si è spento: si raccomanda ai cittadini di mettere fuori dei lumi alle finestre, ed i soldati girano con torcie a vento. Telegrammi continui annunziano nuove sciagure in tutto il Veneto. La truppa è mandata, richiesta dappertutto, soldati ed ufficiali compiono atti eroici. Qui nell'Arsenale, circondato dal fiume straripato, sono rinchiuse settanta persone e molti cavalli : finora non si è trovato modo di soccorrerli e si è preoccupati per loro. Ad un convento di donne nel misero quartiere di San Zeno il Generale fa distribuire pane e carne, e cosi in molti altri luoghi. Numerosi ufficiali che si trovavano fuori in licenza, sono venuti volonterosi per prestare l'opera loro. I soldati, gli ufficiali, i giovani patrizi veronesi, dopo un lavoro assiduo da mane a sera, talvolta non trovando la via libera per tornare a casa, rimangono qui la notte nell'atrio o in qualche vicino caffè, rimasto asciutto. Il Generale è instancabile, si moltiplica, in tutti infonde coraggio. Chi può mai dire tutto quello che succede ora per ora ?”

“ 21 Settembre 1882. La città è sollevata da un raggio di sole. Dopo mezzogiorno il cielo era limpido, i cavalli son potuti uscire da Porta Nuova. 1' unica rimasta aperta: però il ponte levatoio minaccia rovina, ed un gran numero di soldati lavorano per farvi dei sostegni. La sera venne da noi il Prefetto Senatore Gadda, intimo nostro amico e ci piacque ritrovarci insieme, dopo questi terribili giorni. Egli ci recava il telegramma col quale è annunziata la venuta del Re[iv] per domani mattina.”.
“ 22 settembre. Alle sette di stamane è giunto il Re col Duca di Aosta. A piedi, accompagnato dal Generale e da numeroso seguito, osservò attentamente la rotta fatta dal fiume qui vicino alla nostra casa; ed entrò nel nostro giardino, dopo di che si rimise in carrozza col Duca di Aosta ed il Sindaco. Lo seguiva il Generale con altri nella carrozza del Conte Pullè. La sabbia, la melma, il terriccio trasportato dal fiume, rendevano le vie quasi impraticabili, sicché un poco in carrozza e molto a piedi, il Re visitò gran parte della città. Avvisato della sua venuta in casa mia, mi trovai a pie dello scalone per riceverlo. Avvertita di aver forse quell'alto onore, ci fu in tutta la mattinata un gran da fare, per mettere un poco d' ordine nelle sale ridotte a magazzino per gli sgombri avvenuti.
Il Re rimase circa mezz' ora a discorrere dei danni recenti; dapprima non li credeva cosi gravi, ne è ora rimasto colpito. Erano presenti nella sala il Duca di Aosta, il Sindaco, il Prefetto ed il Generale. Ha fatto, la sua venuta, una impressione ottima, e la popolazione glien'è profondamente grata; ma si per la difficoltà delle comunicazioni. e si per avvilimento generale, certo è che le vie rimasero quasi deserte. Il gran ponte della ferrovia è anche danneggiato, ed il Re dovette attraversare tutta la città per prendere il treno.
Il cielo pure si era rischiarato, da qualche ora splendeva il sole, e le acque si erano in alcune parti ritirate; il generale Bonelli con la sua famiglia ci lasciò, essendo potuto rientrare nella sua abitazione senza pericolo.”
La città di Verona fu da subito riconoscente al generale Pianell ed il 24 settembre il Sindaco Senatore Giulio Camuzzoni indirizzò al generale la seguente lettera :
“ Illustre Generale Pianell,
Cessato appena il pericolo con gli atti di abnegazione e di eroismo dei nostri soldati, ancora dinanzi agli occhi, permetta, Illustre Generale, che io versi nel di Lei cuore la piena della gratitudine viva ed indelebile, di cui tutta la Giunta ed io siamo compresi. Sono questi altresì i sentimenti che animano tutto il popolo di Verona, il quale ammirò in lei la mente ordinatrice, che preservò la città da più gravi sciagure. Voglia gradire in puri tempo i sensi personali della mia più alta stima ed osservanza.

Il Sindaco Giulio Camuzzoni
Il giorno 29 settembre la Giunta Municipale votò all’unanimità la nomina del Generale a Cittadino veronese. Venne in seguito deliberata la costruzione di un monumento che ricordasse “il Generale che diresse con senno, energia e verace sentimento di dovere e di amore l’opera di tutto l'esercito contro l'iniquo elemento scatenato”.
Monumento che, in origine, si voleva sorgesse presso a Castelvecchio, là dove fu salva Verona.

Marcello Marconi
[i][i] GIANGIACOMO de FELISSENT – Il Generale Pianell ed il suo tempo – F.lli Drucker, Padova 1902.
[ii] Op.cit
[iii] Palazzo Carli in via Roma, da sempre sede di comandi militari.
[iv] Umberto I°