AFRICARTE
Tradizione ed Estetica
collezione Pistorelli - Benedetti
Dal 05 al 20 Ottobre 2019
Piazza San Zeno / Verona
Chiesa di S. Maria della Giustizia Vecchia
Orario: mercoledì – domenica 10.00 – 13.00 / 15.00- 20.00
inaugurazione Sabato 5 Ottobre ore 18.30
Sabato 05 ottobre 2019, alle ore 18.30, presso la Galleria Giustizia Vecchia in P.zza San Zeno a Verona, sarà inaugurata la mostra AFRICARTE - Tradizione ed Estetica, con opere provenienti dalla collezione privata Pistorelli -Benedetti.
Proseguono gli eventi culturali all'interno della suggestiva cornice della Chiesa trecentesca di S.Maria della Giustizia Vecchia che offre spazi incantevoli, idonei ad accogliere situazioni artistiche.
Il mio interesse per l’arte africana è nato circa dieci anni fa, all’inizio come semplice approfondimento culturale tramite riviste e pubblicazioni dedicate.
L’incontro con Fall Eladji, senegalese di Dakar ma cittadino italiano da oltre 30 anni, appassionato cultore e mercante raffinato, ha suscitato in me il desiderio di organizzare una collezione privata di manufatti d’arte sub-sahariana oggi arricchita anche da oggetti provenienti da gallerie e collezioni nazionali.L’arte africana è stata considerata per molto tempo alla stregua di folklore o tutt’al più di artigianato. Solo all’inizio del ‘900, grazie all’opera di grandi pittori e illuminati mercanti, l’oggetto africano ha assunto la consacrazione a vero manufatto artistico; questo ha determinato la nascita di importanti collezioni internazionali, di pubblicazioni specializzate e di musei con sezioni dedicate.
Già dagli anni ’70, alla luce del crescente interesse per questi oggetti, è emersa la domanda: “l’opera che abbiamo di fronte è autentica o è un falso?”. Personalmente concordo con chi ritiene che questa dicotomia sia per lo meno semplicistica. Cos’è esattamente un falso? Un prodotto fatto nell’intento di ingannare. Per quanto attiene l’oggetto africano, c’è pieno accordo nel definire autentica un’opera realizzata da un africano perché sia utilizzata dal suo popolo. Un’opera realizzata da un non-africano destinata alla vendita a non-africani è oggettivamente un falso. Tra queste due situazioni limite possiamo individuare almeno altre 7 classi distintive che rendono complessa la definizione di autenticità dell’oggetto africano (Frank Villet 1976 ).
Stabilire, inoltre, il tipo di materiale ligneo con cui sono state scolpite maschere, statue, oggetti d’uso quotidiano non è sempre semplice e lo stesso dicasi per la datazione di questi manufatti sopratutto se privi di documentazione certa.
Un capitolo a parte meritano i cosiddetti “ feticci” e le “figure di potere e terapeutiche”. Nell’800 tutto ciò che faceva parte della definita “arte primitiva” creava disgusto; in particolare nessuno voleva esporre in casa i feticci in quanto generatori di disagio e inquietudine. Solo grazie alla rivoluzione estetica europea a favore del “primitivismo” abbiamo assistito ad una rivalutazione dell’arte africana contro le convenzioni occidentali.
La realizzazione di questa mostra, e di una pubblicazione che contiene alcune significative opera della collezione, ha lo scopo di ringraziare e rendere partecipi tutti gli amici che mi hanno sostenuto in questa mia passione compulsiva.
A mio giudizio l’arte africana rappresenta un mondo affascinante, molto complesso e, a volte, di non univoca interpretazione.
Un ringraziamento particolare a Giulia Abbondati e Anna Ballini, curatrici della mostra, e a tutto il personale della Cooperativa Sociale D-Gusto, che hanno reso possibile questa iniziativa.
Claudio Pistorelli
GALLERIA GIUSTIZIA VECCHIA
Nella Chiesa trecentesca di S.Maria della Giustizia Vecchia in Piazza San Zeno a Verona è attiva la Galleria Giustizia Vecchia, uno spazio espositivo che si avvale della collaborazione dell’Associazione Culturale Incorniciarte, dove artisti presentano le loro opere e ricerche. La Galleria è gestita grazie agli inserimenti lavorativi delle persone svantaggiate e con disabilità seguite dalla Cooperativa Sociale D-Gusto ONLUS, emanazione di A.I.A.S. ONLUS (Associazione Italiana Assistenza Spastici) della Provincia di Verona. La Chiesa, di proprietà di ATER Verona, presenta affreschi seicenteschi, rivenuti nel 2010. La presenza della Galleria, garantisce l’apertura della Chiesa stessa e la rende fruibile ai visitatori.
tel: 045/8031738 galleriagiustiziavecchia e www.galleriagiustiziavecchia.it
Gli spazi che oggi accolgono la Galleria appartengono all’EX Oratorio della Giustizia Vecchia che un tempo si chiamava della Misericordia. L’edificio sacro esiste fina dal 1360, ed era utilizzato dai Disciplinati, qui denominati “battuti di Spagna” ( siamo vicini alla zona degli “Orti di Spagna” che ospitava gli orti per la coltivazione di ortaggi per la città ed era protetta dalle mura scaligere. Non ci sono notizie precise per il toponimo “Spagna”). La confraternita dei Disciplinati o battuti o flagellanti, si colloca fra le piu’ antiche compagnie laicali esistenti fin dal XIV secolo. Era un movimento mistico che prendeva il nome dall’uso di “discipline” cioè strumenti di penitenza che andavano da funicelle piene di nodi con cui si cingevano i fianchi a funicelle con sfere per percuotersi o battersi. Avevano sede presso una chiesa, un oratorio, una cappella o un altare, dove i confratelli si riunivano per pregare in comune o per flagellarsi. Possedevano spesso un sepolcro in comune presso la chiesa o l’altare e assicuravano all’anima dei soci defunti la celebrazione dei suffragi
Presso questo Oratorio, i Disciplinati svolsero , in antico, funzioni di conforto dei condannati a morte dalla Giustizia, funzione che in seguito passò ai Disciplinati che occupavano la sede di Santa Maria della Neve o della Giustizia Nuova, che era la cappella del cimitero dei Giustiziati ammessi a sepoltura e si trovava nei secoli XIV-XV-XVI nei pressi di Porta Palio
Nel 1461 venne affidato a questa confraternita la gestione dell’antico e importante ospedale di San Zeno. Fin dall’Alto Medio Evo ogni chiesa aveva uno spazio per ospitare pellegrini, chiamato “xenodochio”, che col tempo diveniva “Ospizio” e in seguito “Ospitale”. Quello di San Zeno, data l’importanza del Monastero benedettino, è il piu’ documentato, nella sua continuazione sotto la forma di “Ospitale”. Nei documenti del 1068 e del 1111 è definito ancora “Ospizio” ma già dal 1154 è definito “Ospitale”.
Nel 1461 i Disciplinati ebbero il permesso di erigere una propria sepoltura davanti alla porta minore della chiesa di San Procolo, presso la quale si fecero raffigurare inginocchiati, sotto l’immagine della Vergine, con una cappa verde dotata di una croce rossa sul cappuccio e sulla spalla.
L’oratorio fu rinnovato nel 1696. Con le soppressioni napoleoniche del 1806 fu usato come caserma. Fra il 1842 e 1862 ospito’ i francescani di San Bernardino. Un restauro fu eseguito nel 1837, come da iscrizione sopra il portale interno. L’edificio è ad aula unica voltata a botte, illuminato da un’ampia finestra. Durante gli ultimi recenti restauri sono emerse tracce di affreschi riferibili al tardo Seicento. La Pittura dell’arco trionfale è la meglio conservata e leggibile. Dal 1883 l’edificio è classificato come Oratorio privato dipendente dalla Basilica di San Zeno. Dal 1998 è di proprietà dell’ATER ( Azienda Territoriale per l’Edilizia Residenziale)
Romana Caloi