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1822 Verona capitale d’Europa – seconda parte
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1822 Verona Capitale d’Europa – terza parte

1822. Verona piccola capitale nella cronaca dei giornali

Parte 3

Verona, seb­bene città accogliente e ricca di monumenti e di memorie, non presentava le comodità, gli svaghi, i divertimenti, le occa­sioni che quasi tutti gli ospiti, qui convenuti per il Congresso, potevano trovare nelle principali capitali europee o che avevano trovato a Vienna nel 1814. L’autorità e i cittadini, non scoraggiati dallo sfavorevole confronto, con la maggior buona volontà si adoperarono perché il soggiorno degli illustri e numerosissimi ospiti non fosse disagevole o troppo monotono. C’erano stati febbrili lavori di sistemazione, assestamento di strade, restauri precipitosi di case, o di mura e giardini in posizioni troppo evidenti, rimozione e allontanamento di bancarelle che potevano intralciare il traffico o non far bella mostra di sè, abbellimento di negozi. Fu portata ra­pidamente a termine la pavimentazione della più impor­tante arteria cittadina, la cosiddetta « Via Nova ».

L’ARENA

L’anfiteatro areniano, principale monumento cittadino, non poteva non essere visitato anche più volte da tutti gli illustri ospiti. Il visconte dí Chateaubriand parlando del gran mondo convenuto nella città degli Scaligeri scriverà: « Ecco tutte le grandezze moderne venute a misurarsi a Verona nel­l’Arena lasciata dai Romani ».

— L’anfiteatro nostro, uno fra i più celebri monumenti della veneranda antichità, quel sontuoso edificio che con sommi dispendi si riparò non ha guari dalle ingiurie dei tempi , era per inveterata consuetudine occupato nell’ interno da un palco scenico, che oltre il coprirne in parte la sorprendente bellezza, toglieva ben anco all’ occhio degli eruditi osservatori il mezzo d’ ammirare le maestose forme dell’edifìcio. Non potea esser quindi obliato dal municipio si fatto sconcio, ond’egli ebbe il pensiero di liberacelo per sempre. Sottoposto adunque al maturo esame dello spettabile suo consiglio il progetto, lo vide pienamente sancito, e godiamo di poter annunziare che si è di già data pronta mano all’opera, e che in breve sarà del tutto sgombro quell’interno recinto. Gli attuali conduttori nobili signori Leandro e Francesco fratelli Giusti, anteponendo di buon grado il patrio decoro al proprio interesse, aderirono al pubblico voto e convennero di stabilire il loro teatro diurno in uno de’ pubblici spazi , che verrà dalla congregazione municipale espressamente assegnato , onde conservare al popolo questo trattenimento cui da secoli è avvezzo.

— Il giorno 7 S.M. Augusto nostro Sovrano accompagnato dal benemerito Podestà conte Gio. Battista da Persico si recò a vedere l’Anfiteatro, che mercé le cure indefesse e’1 genio ammirabile del predetto Sig. Podestà va nuovamente avvicinandosi allo splendore antico, e mostra la veneranda sua fronte sgombra di quegli impacci, che avvilivano in prima la Latina maestà. Qui a lungo ebbe a trattenersi l’ottima Principe dopo di averne ammirata con occhio veramente erudito tutta la magnificenza, e mostrando la nobile soddisfazione di posseder ne’suoi Stati la più splendida gemma che ci abbia, lasciata la veneranda antichità.

— Seguì quest’oggi, 24, nell’Anfiteatro il primo degli spettacoli che il Consiglio Comunale, e la Camera di Commercio si sono prefìssi di dare per festeggiare l’onorevolissimo soggiorno che le LL.II.RR.MM. e tanti altri augusti Sovrani e Principi fanno in questa città. Dopo l’annebbiamento e la pioggia de’giorni scorsi, donde venne giovedì impedita la avvisata illuminazione, che fu forza trasferire alla sera di domani, parse chiaro e sereno quello d’oggi ad auspicar lietamente la pubblica esultanza. Già sino dalle prime ore della mattina avevano le genti , anche dei men vicini villaggi cominciato a prender posto sulle gradinate , ed al mezzo giorno non v’era punto di quel vasto recinto che non fosse occupato , mentre la Piazza d’Arme, e le strade all’intorno riboccavano di persone che in vano si davan moto per entrare. A chiunque si presentava agli ingressi veniva dato un biglietto per concorrere alle grazie che la Congregazione Municipale divisò dì accordare al numero di 24 e pel valore di L. 250 per ciascheduna, e ne vennero in tal guisa distribuiti sino a 50 mila. Sul pulvinare sopraposto all’ ingresso dal lato di tramontana erasi eretto e gentilmente addobbato un palco all’uso delle LL. MM. e due porzioni delle gradinate alla destra ed alla sinistra erano siate con sbarre e parapetti segregate dal rimanente destinandone l’una al corpo diplomatico, l’altra alle persone del loro seguito, ed a quelle più qualificate e distinte del paese. Nel mezzo della platea sopra un palco scenico di figura circolare sostenuto da un’ elevato piedestallo ergevasi una statua collossale rappresentante la Concordia e questo palco era apparecchiato per le avvisate azioni di musica e di ballo. Batteva appunto l’ora del mezzo giorno, allorché , ascesa una scalla che fu dalla Congregazione Municipale a bella posta per quest’uso fabbricata nel sito e colla simmetria delle antiche, sortirono gli Augusti Principi dal vomitorio cui ella fa capo, e scorsero un tratto della gradinata per procedere al loro, palchetto. Stavano d’appresso alle LL. II. RR. MM. gli eccelsi nostri Sovrani S. M. l’Imperatore Alessandro, S. M. il Re Ferdinando delle due Sicilie, LL. MM. il Re e la Regina di Sardegna, S. M. l’Arciduchessa Duchessa di Parma le LL. AA. II. il Principe Vice-Re e la Principessa Vice-Regina, e S.A.R. il Duca di Modena e lieti clamorosi generali furono gli evviva,  il batter di mano, gli applausi,  co’quali vennero al primo loro apparire salutati da quella immensa moltitudine di circostanti, che agli occhi loro presenta vasi con un spettacolo veramente meraviglioso , e quando dal loro postosi affacciarono verso al pubblico, novellamente a tutto cuore applaudite. Si cominciò con estrazione delle grazie, che si faceva dal pulvinare messo per contro a quello de’ Principi, e fattane la metà, venne interrotta per dar luogo al canto de’ cori, e ad alcuni balli mitologicamente figurati, che alla musica a tal’ uopo composta dal celebratissimo sig. Rossini da cantanti, e danzatori, e danzatrici in ricca ed elegante foggia abbigliati, furono felicemente eseguiti. Nello stesso tempo alcuni soldati a cavallo vestiti secondo l’uso d’antichi guerrieri con bandiere spiegate aggiravansi all’intorno del palco, e con variate evoluzioni concorrevano a render bello e lieto lo spettacolo. Compiutasi dopo di ciò la estrazione delle grazie, gli Augusti Sovrani si sono verso le due ore ritirati. Se la storia attraverso di tanti secoli e tante vicende ha conservata sino a noi la memoria degli spettacoli ai quali era dedicato il nostro Anfiteatro, altra epoca e ben meritevole d’eterna ricordanza segna per lei questo giorno, nel quale nel luogo medesimo, e sotto agli occhi di Augustissimi Principi, il Popolo Veronese, ha consacrato al Sovrano e Padre suo Francesco I° un omaggio illare e purissimo di riconoscenza di devozione e di fede.

— Secondo un calcolo moderato si può dire, che il numero delle persone, che jeri si trovavano raccolte nel nostro Anfiteatro, fosse di 60.000 oltre ben altre 30.000, che stavano ne’ vestiboli, e sulla gran piazza detta la Brà , non potendole tutte quello contenere quantunque si ampio.

GLI SPETTACOLI

anfiteatro Arena di Verona I° secolo d.C.

La città divenne essa stessa luogo di spettacolo: per le parate militari, il corso delle carrozze, l’artistica illuminazione dei principali palazzi della città.  La vita cittadina venne veramente trasformata: era sparita la quieta città di provincia, e non solo per la nuova popo­lazione che l’affollava, ma per il movimento e per l’ele­gante e raffinata signorilità degli ospiti. Essi passavano il loro tempo passeggiando per la città nelle loro splendide carrozze, visitando chiese, mo­numenti e pubblici istituti; nell’ora del passeggio si da­vano appuntamento nello spazioso corso Porta Nuova, in cui i cittadini potevano godere lo spettacolo di lunghe file di cocchi decorati delle armi e delle livree principesche di tutta Europa.

— L’ illuminazione di jersera 16 ottobre fu generale ; ma a disegno però furon poche le case. Il Teatro non fu illuminato; ma tuttavia onorato dal Re di Prussia, dalle Corti di Toscana, di Parma , di Milano, dal Principe di Metternich, dal Duca di Wellington, e dal conte di Nesselrode.

— Si dice, che giovedì 17 tutto il palazzo Canossa sarà illuminato splendidamente dall’ Imperadore Alessandro per festeggiare l’anniversario della grande battaglia di Lipsia; e si parla anche d’una gran festa da ballo, che egli pensa di dare. Gli altri Principi si veggono continuamente in carrozza, e a piedi ; e la sera vanno sempre al Teatro.  Oggi vi fu corso di carrozze alla Porta Nuova, e vi sarà ogni giorno di Festa, Maria Luigia v’intervenne in un Landau a quattro cavalli, seguita da altro calesse pure a quattro cavalli. In un altro simile vi erano la Granduchessa, e la Viceregina con i loro mariti. Maria Luigia, il Viceré, e la Viceregina pranzano quasi ogni giorno dall’Imperadore. Si attende d’ora in ora, il Principe Reale di Toscana, e si prepara, per lui casa Riva.

— Si, lavora molto per l’ illuminazione di casa Canossa ; non si sa però il giorno , in cui sia stabilita. Credono alcuni, che l’Imperadore Alessandro sceglierà il 4 novembre giorno onomastico dell’Imperatrice; egli è affabile, e generosissimo. La Dama d’onore della Duchessa di Modena sta molto meglio. Il nostro Podestà riceve da tutti molte cortesie; e jersera l’Imperatrice , uscendo del palco , il presentò ella stessa all’Imperadore Alessandro.

— Corrispondevano la serenità del cielo e la placidezza dell’aria al desiderio del pubblico , mentre jeri sera 4 novembre, avevano i cittadini tutt’affatto spontaneamente illuminate le proprie case, ed erano in movimento tutti per festeggiare il nome augusto della consorte dell’adorato lor Sovrano. Le facciate de’ due palazzi Canossa e Fracastoro dove hanno alloggio S. M. l’ Imperatore delle Russie, e S.A.I. il Re di Prussia presentavano una scena sorprendente di luce, essendosi per loro ordine illuminate in modo da conservare e segnare, massime nel palazzo Canossa, a striscie di fuoco il disegno della propria architettura. Splendidamente aveva la Congregazione Municipale fatto illuminare l’Anfiteatro ed il Palazzo Civico di Brà. Gli augusti Sovrani accompagnati dagli illustri personaggi delle proprie Corti in varie carrozze scoperte tirate da sei cavalli girarono per le principali strade della Città in mezzo a molto popolo, che della presenza loro si felicitava, e con rispetta e riconoscenza seco stesso si rallegrava ed applaudiva

Palazzo Canossa a Verona che ospitò lo zar Alessandro I

— Ebbe luogo jer’sera 25 la già annunziata illuminazione della città, favorita fortunatamente dalla placidezza dell’aria. Le spaziose sue strade, la estensione della piazza d’armi fiancheggiata da due quanto stimati altrettanto magnifici fabbricati, la grandiosità del contiguo stradone di Porta Nuova, e non pochi punti favorevoli, che in queste ed in altre di lei situazioni si incontrano, concedono a Verona una particolare opportunità da rendere straordinariamente bello lo spettacolo, di una illuminazione simetrìcamente eseguita, Mentre i cittadini erano con pienissima spontaneità concorsi a secondare le premure e le disposizioni della Congregazione Municipale sfarzosamente illuminando ed addobbando le facciate delle case e le botteghe, aveva questa ordinato, che oltre ad alcune strade principali, riccamente si illuminassero le facciate de’ comunali Stabilimenti seguendo le forme della propria loro architettura. Segnava per ciò nella piazza d’armi a doppie linee la luce le arcate dell’anfiteatro, e tutta la simmetria della estrema sua ala: marcava il bel disegno della Scuola di Sammichieli nella facciata della gran guardia, e presentava fra l’uno e l’altra una linea di variamente splendenti edifici, formata dall’una estremità della facciata della profanata Chiesa di Sant’ Agnese, dal fabbricato dei forni dall’altra e da una loggia a bella posta eretta nel mezzo , nel di cui fregio leggendosi a grandi lettere la iscrizione:

A CESARE AUGUSTO VERONA ESULTANTE

ciaschedun cittadino seco stesso rallegravasi di ravvisarvi la espressione del proprio sentimento.

Lo Stradone di Porta Nuova chiuso da un capo dalla facciata della Porta , e dall’ altro dalle due grandi arcate dette i Portoni, e fiancheggiato da molte guglie costrutte e collocate in tal guisa, da presentare agli occhi una continuata parete di luce; questa piazza, dicesi, e questo stradone offrivano una scena di tale bellezza che nessuna sua lode parebbe esagerata, sentita che fosse da chi ne fu spettatore. Sulla strada del Corso bella mostra facevano una macchina eretta sul disegno dell’atterrato arco de’ Gavj, ed il gemino arco di Gallieno, ossia la Porti di Borsari. La strada denominata Via Nuova, una parte della quale è tutta selciata da un lato all’altro era splendidamente fornita ed illuminata. Nella Piazza dell’ Erbe i Negozianti avevano per ogni suo lato con bello sfarzo delle lor mercanzie, e con molta copia di lumi a cera nobilmente adornate le lor botteghe ripetendo

in varie iscrizioni ed emblemi i loro voti di omaggio e di esultanza agli Augusti Nostri Sovrani. La Camera di Commercio aveva illuminata la sua casa, il Municipio la facciata de Palazzo Maffei ora Giusti. La fontana era anche in mezzo al cader delle acque a vari colorì alla foggia Chinese vagamente illuminata , e molte venditrici d’erbaggj vi si erano collocate all’ intorno co’ loro banchetti alla guisa stessa apparecchiati; la strada del Ghetto, che ne resta in poca distanza, era così politamente e riccamente addobbata ed illuminata da raffigurare una sala coperta..

Al di là de’ ponti non era meno ricca, e squarzosa alle case de’ privati, ed alle botteghe la illuminazione, e le colline de’ castelli offrivano a chi le osservava, principalmente dal Ponte Nuovo, un piacevole spettacolo. La Dogana che sporge sul fiume, era con altrettanta, e profusione illuminata.

Le LL.MM. gli Augusti Nostri Sovrani , e gli altri Monarchi si preser diletto di girare sulle piazze e verso quei punti nei quali più vagamente e più simetricamente ordinata appariva la illuminazione. Erano in carrozze di Corte, precedute dalle genti di servigio, e susseguite da molte de’ privati cittadini; e lungo tutta la strada , che trascorsero, vennero sempre accompagnati da spontanei, e lietissimi applausi, co’ quali il popolo, ond’ era affollata, manifestava la gioja sua e la sua fedele e rispettosa devozione.

— Martedì ebbe luogo la corsa de’ cavalli. Lo spettacolo fu onorato della presenza de’ Sovrani , e de’ ministri, il popolo era affollatissimo. 1 cavalli premiati furono due di Lugo, uno di Bologna, e uno di Padova. I primi due acquistarono lire 1000 l’uno, e gli altri lire 500 per ciascheduno: di più furono regalati dai Sovrani. “

IL TEATRO

Il teatro Filarmonico appena restaurato, illuminato a giorno con una profusione e un lusso veramente regali, era ogni sera gremito dai sovrani ma anche dai veronesi e da personaggi secondari che cercavano tutti gli svaghi per passare il tempo più lietamente possibile. Il teatro rimase aperto per tutta la durata del Con­gresso. Gli Istituti cittadini per dovere di ospitalità, pur incontrando gravi difficoltà finanziarie, andarono a ga­ra nell’allestire gli spettacoli

— Jeri domenica 20 il Teatro fu illuminato. I Sovrani vi andarono tutti uniti colle loro Corti in 20 carrozze. L’Imperatrice era seduta nel palco dimezzo tra il Re di Prussia, e l’Imperadore Alessandro; vicino ad esso l’Imperador nostro; e al fianco delle Loro Maestà Maria Luigia, la Granduchessa, la Duchessa di Modena, e la Viceregina. Gli altri Principi eran seduti dietro da essi, e poi le Dame d’onore ecc. Alessandro, e il Re di Prussia erano vestiti degli uniformi dei loro Reggimenti. La folla era immensa, insopportabile il caldo, copiosa l’illuminazione, e vivi gli applausi. Spettacolo veramente imponente. I Principi rimasero tutto il primo Atto, poi si partirono. Il Re di Prussia, e la Corte di Toscana rimasero, ma nei loro palchi particolari.

— Jeri sera 23 ottobre il Teatro offerse uno spettacolo di cui non si può parlare, e non si parlerà in avvenire giammai che con altissima ammirazione. Era illuminato a giorno, ed affollato a stretta calca da spettatori. Giunsero le LL.MM. accompagnate da S. M. l’imperatore Alessandro, e da S. M. il Re di Prussia, (ecc.) e se la dimostrazione dell’affetto de’sudditi, come quella  de’ figli per il padre, è soggetto di compiacenza per un Principe , tutta jersera può averla provata nel magnanimo suo cuore, l’Augusto nostro Sovrano, al di cui comparire così manifesti, ilari, e ripetuti furono gli applausi che non si potè dire che cessassero se non se per non eccedere il confine del rispetto, e del tempo. Dall’altra parte bisognava osservare con ammirazione , e rispetto e vedere così raccolti nel gran palco di Corte, come negli altri palchetti tanti fra i più grandi Principi dell’ Europa, e tanti dei più rinomati  uomini di guerra e di Stato, quanti attualmente ne annovera fra 1e sue fortunate mura, Verona. Il concorso al Teatro fu pieno quanto mai, e brillante soprattutto il rendeva la presenta delle LL. MM. gli Augusti nostri Sovrani, e degli altri Monarchi e Principi, che sebbene se ne stassero in incognito, attiravano però sopra di se gii occhi rispettosi, e riconoscenti degli spettatori.

— Era jeri (giorno 3 novembre ) la sera che precede il giorno del norme di S.M. l’Imperatrice Nostra Sovrana, e l’Impressario del Teatro Filarmonico Leandro conte Giusti fattosi interprete dei voti de’ suoi concittadini volle con un estraordinario apparato offrirle in questa circostanza uno speciale tributo d’onore e di omaggio. Il teatro venne, a tutta di lui spesa, splendidamente illuminato; i parapetti de’ palchetti furono adornati con bassorilievi messi ad oro, e con festoni di rosei e il nome Augusto vedeasi splendere sull’alto dello scenario in mezzo ad altre vagamente intrecciate ghirlande di fiorì. Il concorso fu pienissimo , e vari Augusti Principi onorarono di lor presenza lo spettacolo.

— Jeri sera 16 si è rappresentato nel Teatro Filarmonico il dramma Tebaldo ed Isolina messo in musica dal cav. Morlacchi, ed eseguito con fortunato successo dalli signori Velluti, Crivelli e Bianchi e dalla signora Tosi. Le LL. MM. gli Augusti nostri Sovrani, e tutti gli altri Eccelsi principi che trovansi in Verona onorarono lo spettacolo della loro presenza.

— Alla sera del 3 di dicembre si è data nel Teatro filarmonico splendidamente illuminato , una cantata musicale, con parole di Gaetano Rossi e musica del maestro Rossini che la Camera di Commercio volle offerire in testimonio della sua riconoscenza e devozione a S. M. V augusto nostro Sovrano Francesco I°, e del suo rispetto ed ossequio agli augusti Monarchi soggiornanti in Verona.

L’EPILOGO

Il Congresso fu sciolto il 14 dicembre. Nello stesso giorno l’imperatore Francesco I° con l’imperatrice e la duchessa di. Parma lasciò Verona. Il giorno appresso partì anche lo czar Alessandro I. Il vasto apparato del Congresso smobilitò rapidamente. La città ripiombò nella sua quiete stagnante. Rimase nei più un senso di amarezza e di delusione. Molti si lamentavano della scarsa compiacenza mostrata dall’imperatore Francesco I° e dagli altri grandi, e delle accoglienze in generale fredde dimostrate davanti a tanta sollecitudine di autorità e di Enti cittadini. In altri l’ama­rezza era più profonda: nasceva dalla constatazione che frutto certo di questo Congresso era un maggior asservi­mento degli Stati d’ Italia all’Austria.

— Altra del 18. Tutto concorre a farci credere che ci siamo ingannati quando asserimmo, che il congresso durerà più a lungo di quello che si pensava. Adesso possiamo con molta probabilità dire, che il congresso sarà terminato verso la metà del mese venturo. Ciò è una conseguenza della perfetta concordia che regna fra i Monarchi dell’ Europa pel bene, e per la felicità dei popoli. In questo modo si consolidano sempre più le guarentigie per la conservazione della pace del inondo , sommo bisogno degli Stati dopo tante e tante scosse così violenti. E’probabile , che nei primi giorni del mese prossimo S. M. l’Imperatore nostro Sovrano con S. M. 1’Imperatore delle Russie si trasferirà per alcuni giorni a Milano. Certo è poi, che i due Monarchi dopo la metà di dicembre si recheranno à Venezia , e che colà soggiorneranno alcuni giorni

— Dimani parte di qui per Milano il duca di Wellington. Da di là passerà egli a Como, e a Genova, e in 14 giorni all’ incirca sarà qui di ritorno per la via di Pesaro. Jl visconte di Mommorency, ministro

— Estratto di una lettera da Verona del 12 Dicembre.  Lunedì dopo mezzodì è partito alla volta della sua capitale il Granduca di Toscana; jeri mattina poi partì per Venezia il Re di Napoli, che, dopo essersi colà trattenuto alcuni giorni, andrà a Vienna. Si continua a dire come cosa certa, che sabbato partirà di qui il nostro Sovrano per Venezia, e il giorno seguente 1’Imperatore Alessandro, eh’ essi si tratterranno per alcuni giorni in quella città, e che poscia continueranno il loro viaggio per Vienna. Anche il Duca di Modena si porta a Venezia; si dice, che questo principe passerà qualche tempo in un suo podere che tiene nelle vicinanze di quella città. Oggi si attende il Re di Prussia di ritorno dal suo viaggio.

Raccolta a cura di Marcello Marconi