San Martino di Tours
14 Novembre 20221822 Verona Capitale d’Europa – terza parte
20 Dicembre 2022
Molti secoli or sono ed esattamente nel 283 d.C., a 1.335 chilometri da Verona, nasceva a Siracusa Lucia, colei che un po’ di tempo dopo diventerà la patrona della città siciliana e la santa venerata nei paesi nordici e in molte città italiane.
Lucia nacque in una famiglia nobile e cristiana, ma ben presto rimase orfana di padre. Era già destinata al matrimonio con un uomo pagano e lei, senza che nessuno lo sapesse, aveva fatto voto di castità a Dio. La madre Eutychia era cagionevole di salute e durante un pellegrinaggio a Catania per chiedere aiuto a sant’Agata, Lucia ebbe una visione nella quale la santa catanese le disse "Lucia sorella mia, vergine consacrata a Dio, perché chiedi a me ciò che tu stessa puoi concedere? Infatti la tua fede ha giovato a tua madre ed ecco che è divenuta sana. E come per me è beneficata la città di Catania, così per te sarà onorata la città di Siracusa”.
Lucia negli anni successivi visse aiutando la povera gente ed i bisognosi, mettendo a loro disposizione la ricchezza ricevuta in eredità.dalla famiglia. Per poter utilizzare entrambe le mani mentre soccorreva i bisognosi di aiuto si dice che portasse una corona di candele sulla testa in modo da poter illuminare il cammino e il suo lavoro.
Purtroppo, colui che la voleva in moglie, pagano, la denunciò alle autorità. In quel periodo i cristiani erano perseguitati dalle leggi di Diocleziano, infatti Lucia venne portata davanti al giudice e obbligata ad abiurare la sua fede, cosa che lei non fece. Cercarono di portarla via con la forza ma diventò talmente pesante da non poterla smuovere, provano ad arderla viva ma il fuoco non la bruciò, finché decisero di colpirla alla gola con un pugnale. Era il 13 dicembre 304 d.C., giorno in cui ricorre la celebrazione del suo ricordo..
Le reliquie della santa sono custodite nella chiesa di san Geremia a Venezia.
È considerata a motivo dell'etimologia latina del suo nome (Lux, luce) la protettrice degli occhi, dei ciechi, degli oculisti, degli elettricisti e degli scalpellini e viene spesso invocata proprio per protezione contro le malattie degli occhi.
Santa Lucia nel corso dei secoli, è stata anche fonte di ispirazione per artisti e letterati, infatti troviamo suoi riferimenti nella Divina Commedia, nel poemetto di Garcia Lorca “Santa Lucia e San Lazzaro”; nell’arte in opere del Caravaggio.
Santa Lucia è venerata in molte città italiane e soprattutto nei Paesi nordeuropei, quali Svezia, Danimarca, Norvegia e Finlandia. Nella provincia di Siracusa è oggetto di particolare affezione, e le celebrazioni in memoria della santa sono numerosissimi ed iniziano già dal 9 di dicembre.
Il detto popolare “Santa Lucia il giorno più corto che ci sia” o meglio “… la notte più lunga che ci sia” ha origine antica e si riferisce al calendario giuliano che con numerosi adattamenti fu utilizzato fino alla fine del ‘500, quando venne sostituito da quello gregoriano.
Il 13 dicembre coincideva anticamente con il solstizio d’inverno, momento in cui, in epoca precristiana, la gente si scambiava doni augurali in vista della nuova stagione.
La notte tra il 12 e il 13 dicembre era la più lunga dell’anno. Ma dal mattino del 13, festa di Santa Lucia, il sole acquisiva nuova forza poco a poco, quasi impercettibile all’inizio (a Santa Lussiana’ ponta de ùcia), ma sempre’ di più col passare dei giorni (da Santa Lussia a Nadal on passo de gal). Anche il nome Lucia, è collegato alla promessa di giorni più chiari, di nuova luce fisica e spirituale.
Verona ha una sua leggenda, la quale narra che nel XXIII secolo si diffuse una pericolosa malattia agli occhi e colpiva prevalentemente i bambini. Genitori e familiari invocarono l’intervento di Santa Luciaper far cessare l’epidemia, promettendo di portare ogni 13 dicembre i loro figli in pellegrinaggio a piedi scalzi alla sua chiesa.
Ottenuta la guarigione rimase la tradizione dell’annuale pellegrinaggio votivo, inizialmente nella chiesa di Santa Lucia Intra (in corso Porta Palio, soppressa in periodo napoleonico) e poi in piazza Bra nella chiesa di Santa Agnese (demolita nel 1837 per far posto all’attuale municipio), in cui era conservata una pala di Bernardino India con le Santa Agnese e Lucia.
La stagione fredda non invogliava certo ad una passeggiata a piedi nudi e non era facile convincere i bambini a lasciare scarpe e calze a casa! Ma l’arguzia dei genitori superava la ritrosìa dei figli: con la promessa che Santa Lucia avrebbe riempito scarpe e calze di doni e dolciumi, li convincevano a partecipare all’arduo pellegrinaggio.
Come dimenticare la letterina scritta a santa Lucia dai bambini per chiedere i doni e i regali!
E santa Lucia tutt’ora accompagnata dal Castaldo e aiutata dall'asinello, la notte tra il 12 e 13 dicembre, porta i doni ai bambini buoni (ma anche carbone e una significativa bacchettina a quelli più birbanti!) entrando nelle case attraverso i camini.
Parlando sempre di tradizione immancabili sono latte e biscotti per santa Lucia, un bicchiere di vino per il Castaldo e il fieno per l’asinello.
In cambio sulla tavola grandi e piccini troveranno il famoso piatto di santa Lucia: colmo di dolciumi frutta caramelle per coloro che si sono comportati bene, carbone per i più discoli!
Nei negozi i piatti si trovano già pronti, ma ancora più bello è prepararli con prodotti tipici e tradizionali.
Famosi e tipici sono i “puoti”, biscotti di pasta frolla a forma di pupazzo, tipici del periodo.
Un’antica filastrocca è testimone di questa tradizione:
“Santa Lussia, mama mia
porta conse in scarpa mia,
se la mama no gh’in mete
reste ude le scarpete
s’elbupàno’ghe ne porta
resta ‘uda anca la sporta”
Versioni simili sono presenti in tutta la provincia e giocano spesso sull’equivoco nel dire ai bambini, senza farlo troppo capire, che i doni arrivano dai genitori.
Non sappiamo quando cessarono i pellegrinaggi a piedi scalzi, ma l’abitudine di accompagnare i figli nella chiesa di Piazza Bra continuò fino alla sua soppressione.
L’affluenza di tanti bambini e genitori riuniti nella piazza più grande di Verona, richiamava la presenza di venditori di dolciumi e giocattoli da ogni parte del Veneto e, ancora oggi, da gra parte d’Italia (incoraggiando i genitori ad acquistare doni per i bimbi e mantenendo, di fatto, viva la tradizione).
Così è nata la “Fiera di Santa Lucia” specialista in dolciumi e giocattoli, che qualche giorno prima del 12 dicembre di ogni anno riempie piazza Bra di colori, suoni e profumi indimenticabili.
Passeggiando fra i “bancheti” sembrano ancora risuonare i versi in vernacolo del grande Berto Barbarani, insuperato cantore della Verona del passato.
“I l’à fati su de note,
co le asse e col martel
co le tòle mese rote
piturade da cortel,
co ‘na tenda trata sora
co i lumeti trati là
l’è così che salta fora
i bancheti de la Bra!”
Ed ecco spiegato perché Santa Lucia è così cara ai Veronesi, cantata in ogni epoca da bambini, poeti e “pori cani”, amata da tutti ieri e oggi, dolce sogno di grandi e piccini.
Testo di LUANA CANTARELLA